venerdì 10 marzo 2017

8. Processo Scientifico

Altro ancora by The Old Flynn su The TOF Spot e The Auld Blogge: Mike Flynn's Journal!


Nota del Traduttore: I brani con lo sfondo azzurro sono traduzioni dalla traduzione inglese, non essendo riuscito a rintracciare le fonti in lingua italiana. Chiunque me le fornisse sarebbe di grande aiuto.

 

Precedentemente sulla Scazzottata

Galileo ha appena pubblicato la sua Magnum Opus


Diversi fattori si sono combinati per creare la tempesta perfetta.
  • Le migliori menti dai tempi di Aristotele ritenevano la Terra stazionaria per ottime ragioni empiriche.  
  • Poiché era il "consenso scientifico", gli antichi Padri della Chiesa lo avevano preso per assodato nella loro lettura delle Scritture, per cui gli scritti patristici sono pieni di invocazioni retoriche alla terra stazionaria.  
  • Mentre non c'è alcun problema dogmatico nel reinterpretare le Scritture quando si sa che la lettura letterale è errata, nessuno lo farebbe per una mera ipotesi plausibile. Quindi, l'eliocentrismo deve essere dimostrato aldilà di qualsiasi ragionevole dubbio.  
  • Il Papa pensa che le teorie scientifiche non possano essere dimostrate con certezza. (Ciò viene chiamato strumentalismo.) In particolare, non pensa che il moto della Terra potrà mai essere provato. In questo, va ben oltre Popper.  
  • Il Papa è un vecchio amico di Galileo e lo ha aiutato in diverse occasioni.
  • Galileo ha preso l'argomento strumentalista del Papa e lo ha piazzato in bocca a Simplicio, nelle Conclusioni, apparentemente assumendo che facendo annuire in approvazione gli altri personaggi ha fatto la lezione per casa e soddisfatto le richieste.
  • Ma dopo aver letto tutto il resto del Dialogo, ne esce come un'obiezione vacua fatta da un sempliciotto e l'annuire in approvazione come una pacca condiscendente sulla testa del "Simplicio".
  • Il Principe Cesi, che aveva la saggezza di strada (e le connessioni e viveva a Roma) avrebbe potuto evitare la collisione, ma Cesi è morto prima che il manoscritto fosse pronto per la pubblicazione.  
  • La peste ha bloccato i viaggi e la posta, per cui Galileo non può mandare né portare il manoscritto a Roma e vuole pubblicarlo a Firenze.  
  • Galileo ha usato i muscoli politici dei Medici per forzare un imprimatur da Riccardi (o, più precisamente, ha forzato Riccardi a passare la patata a Egidi, l'Inquisitore fiorentino.)
  • Padre Riccardi (aka Padre Mostro), il Maestro del Sacro Palazzo, ha letto solo la Prefazione prima di fare scaricabarile. Cerca di informare l'Inquisitore delle preoccupazioni papali, ma l'Inquisitore non ha la Prefazione e la Conclusione, soltanto il corpo del manoscritto. Non è chiaro se qualcuno -- Riccardi, Egidi, Stefani (il revisore scelto da Galileo a Firenze), o i revisori laici del Granduca -- abbia letto la Conclusione insieme al Dialogo.  
  • Data la situazione internazionale -- e una scazzottata nel suo stesso concistoro fra cardinali borbonici e asburgici! -- Urbano non ha né il tempo né la pazienza per una disputa sull'astronomia matematica. Ma ad un ingrato bisogna insegnare qual è il suo posto.
Una volta che esce il libro, qualcuno "gentilmente" indica ad Urbano l'evidente schiaffo in faccia contenuto nella Conclusione. Nel lessico del Rinascimento, c'è ben poco di peggiore dell'ingratitudine. L'amicizia tradita si trasforma in acido rancore. Il problema è che Galileo è vanesio e insofferente verso chi non la pensa come lui mentre Urbano ha... esattamente la stessa personalità.





Il Sideshow

Questi post sono iniziati come una cronologia di come i modelli geostazionari hanno lasciato il campo ai modelli geomobili; ma TOF è stato risucchiato dal buco nero Galileo. Basti sapere che il Dialogo non ha fatto nulla per stabilire la geomobilità come un fatto. Gli argomenti erano plausibili; anche se l'argomento principale -- le maree -- era semplicemente sbagliatoNT. E la principale obiezione al Copernicanesimo -- l'assenza di parallasse stellare -- veniva scartata aggiungendo un epiciclo, ovvero, una seconda ipotesi non provata: che le stelle fossero molto più lontane di quanto allora creduto. (Il che avrebbe effettivamente spiegato l'assenza di parallasse visibile; ma c'erano valide ragioni osservative per supporre che le stelle fossero più vicine: i dischi visibili che mostravano nell'occhio di Tycho e nel telescopio di Galileo. Non potevano essere troppo lontane e mostrare simili dischi senza essere mostruosamente grandi, più grandi del Sistema Solare.) Su suggerimento di un fan, Galileo propose di cercare la parallasse nelle binarie ottiche; ma lui stesso aveva tentato con Mizar e non era riuscito a trovare alcuna variazione angolare. In teoria, questo falsificava la sua teoria, ma venne fuori (molto più avanti) che Mizar è una stella binaria, non una binaria ottica, e dato che i dischi stellari sono un'illusione non avrebbe comunque mostrato una parallasse misurabile.
Nota del Traduttore: Il libro peraltro si basava sull'improbabile contrapposizione fra Tolemaico e Copernicano; ma entrambi i sistemi erano ormai morti, e la vera sfida era fra Ticonico/Ursino e Kepleriano.

Quindi, finiamo il processo in fretta e torniamo sui binari.


Prima Regola: Non Far Inc*****e il Principe

Domenica, Febbraio 22, 1632.  Galileo presenta una copia del Dialogo al Granduca di Toscana in una cerimonia al Palazzo. Urrà.

28 Mar 1632.  Niccolini consiglia a Galileo di non mandare copie a Roma fino a Maggio "perchè hora i suddetti libri non sarebbon lasciati uscir de' lazzeretti senza prima esser profumati, sciolti et abbruciate le coperte, li spaghi e tutto quello che potesse dar sospetto di contagio".

29 Maggio 1632.  Castelli, Campanella, ed altri esprimono il loro divertimento e le risate per il personaggio di Simplicio. Castelli: "In tanto li voglio dire che hebbi a smascellare dalle risa quando m'incontrai in Mess.r Simplicio". Campanella: "Simplicio par il trastullo di questa comedia filosofica, ch'insieme mostra la sciocchezza della sua setta, il parlare, e l'instabilità, e l'ostinatione, e quanto ci va".

Ma altri, le cui facce "cambiarono colore" sentendo questi commenti anti-aristotelici, si assicurano che il Papa pensi che Simplicio voglia rappresentare lui. Che cavolo! Quel @#$% ingrato, Galileo!

Luglio 1632  Urbano VIII ordina che il Dialogo sia rimosso dalle librerie e soggetto ad una rigorosa revisione.

21 Luglio 1632Niccolò Riccardi (Maestro del Sacro Palazzo, che era stato bullizzato fino a fargli garantire l'imprimatur) scrive all'Inquisitore Fiorentino (diciamo: il procuratore) di bloccare ulteriori distribuzioni e requisire tutte le copie ancora in vendita. "È pervenuto in queste bande il libro del Signor Galilei, e ci sono molte cose che non piacciono, per le quali vogliono in ogni modo i Padroni che s’accomodi." Riccardi stesso non ha problemi col libro e, come i cardinali Orsini, Dini, Zollern ed altri, non pensa che l'astronomia sia questione di fede. Non sembra che sappia né gli importi di come si muovano i pianeti, scandalizzando così i Tardi Moderni, che non riescono ad immaginare che la Scienza!™ non sia la più grande preoccupazione di ogni persona nella Storia. Tuttavia, ha un problema personale: ovvero, il suo lavoro, e deve iniziare immediatamente le procedure di paramento sedere.

Metà Agosto, 1632.  Una Commissione SpecialeNT revisiona il Dialogo e presenta una lista di misfatti nel libro. Estratti del rapporto investigativo sono nell'Item 38 in Mayer, The Trial of Galileo, 1612-1633. Le tre accuse principali:
  1. Si pretende che il Galileo habbia transgrediti gli ordini, con recedere dall’hypotesi, asserendo assolutamente la mobilità della terra et stabilità del sole [questo si riferisce al decreto dell'Indice del 1616];
  2. che habbia mal ridotto l’esistente flusso et reflusso del mare nella stabilità del sole et mobilità della terra non esistenti, che sonno li capi principali
  3. de più, che habbia fraudolentemente taciuto un precetto fattogli dal Santo Officio dell’anno 1616 [...]
Nota del Traduttore: Urbano VIII rivendicherà come trattamento di favore il fatto di non aver spedito Galileo direttamente all'Inquisizione.
Il corpus delicti (corpo del delitto):
  1. Aver posto l’imprimatur di Roma senz’ordine [per esempio, l'imprimatur di Roma non era valido a Firenze] e senza partecipar la publicazione con chi si dice aver sottoscritto
  2. Aver posto la prefazione con carattere distinto, e resala inutile come alienata dal corpo dell'opera, et aver posto la medicina del fine in bocca di un sciocco, et in parte che né anche si trova se non con difficoltà, approvata poi dall'altro interlocutore freddamente, e con accennar solamente e non distinguer il bene che mostra dire di mala voglia.
  3. Mancarsi nell'opera molte volte e recedere dall'hipotesi, o asserendo assolutamente la mobilità della terra e stabilità del sole, o qualificando gli argomenti su che la fonda per dimostrativi e necessarii, o trattando la parte negativa per impossibile.
  4. Tratta la cosa come non decisa, e come che si aspetti e non si presupponga la definizione.
  5. Lo strapazzo de gl'autori contrarii e di chi più si serve Santa Chiesa.
  6. Asserirsi e dichiararsi male qualche uguaglianza, nel comprendere le cose geometriche, tra l'intelletto umano e divino.
  7. Dar per argomento di verità che passino i tolemaici ai copernicani, e non e contra.
  8. Aver mal ridotto l'esistente flusso e reflusso del mare nella stabilità del Sole e mobilità della Terra, non esistenti.
Ha stampato la prefazione con un carattere distinto? Davvero?! Impiccatelo! Con una o due eccezioni, la lista nel dettaglio appare particolarmente debole e confusa. C'era anche forte preoccupazione per uno stemma sul frontespizio che mostrava tre delfini che si mordevano la coda. Potrebbe essere un riferimento velato al Papa e ai suoi cardinali Barberini? No, stupido. È il logo commerciale dello stampatore, che lo ha sempre usato. Grazie al cielo questa figuraccia viene eliminata dal corpus! Nel corso del tempo, quasi tutte le accuse saranno lasciate cadere, tranne per la disobbedienza.

Dopo aver elencato queste "serie" irregolarità l'estensore procede a considerare cosa potrebbe essere fatto riguardo ai delicti. Raccomanda semplicemente di rivedere il testo, come era stato fatto per il libro di Copernico, e rendere le affermazioni assolute più condizionali.
"Tutte le quali cose si potrebbero emendare, se si giudicasse essere qualche utilità nel libro". La versione della prefazione che Urbano voleva e il suo ordine su come cambiare la conclusione sono incluse.

Sett 1632.  La Commissione Speciale viene riconvocata per investigare se Galileo abbia effettivamente difeso l'eliocentrismo nel Dialogo, e quindi di fatto violato il Decreto del 1616. Scoprono -- duh? -- che l'ha fatto. Ma la cosa veramente importante era ciò che era già saltato fuori.

Una Piccola Insignificante Ingiunzione

La Commissione aveva scovato un memo precedentemente sconosciuto nelle cartelle del Sant'Uffizio, che affermava che il 26 febbraio 1616, ad un incontro nella residenza del cardinal Bellarmino, Galileo si era visto recapitare un'ingiunzione da Padre Seghizzi, allora Commissario-Generale del Sant'Uffizio, che ordinava il suddetto di abbandonare la posizione copernicana, “né altrimenti, in qualsiasi modo, di tenerla, insegnarla o difenderla, a voce o per iscritto”. Dato come è formulata, il Dialogo di Galileo appare una chiara violazione dell'ingiunzione. Un processo, piuttosto che una revisione del libro, adesso diventa inevitabile.

Urbano VIII
quando scopre l'Ingiunzione
Quanto era "precedentemente sconosciuta"?  L'ingiunzione risulta una sorpresa totale per Papa Urbano VIII. Gli fumano le orecchie, e non sarà mai in grado di perdonare Galileo. Nascondere l'ingiunzione sin dall'inizio della loro amicizia è una prova delle sue intenzioni disoneste. Non sono più MAPSEI.
Ricordate, nel 1616 Maffeo Barberini era nella Congregazione dell'Indice, non del Sant'Uffizio. Sotto le strette regole di segretezza non poteva sapere di alcuna ingiunzione privata emessa da quel comitato. 


Il procuratore adesso ha colto Galileo con le mani nel sacco e può aggirare il fatto indisputabile che gli era stato dato il permesso ufficiale di pubblicare. 

Ma c'è qualcosa di strano riguardo l'ingiunzione.

Una Falsa Ingiunzione?  L'ingiunzione contiene numerose irregolarità. Non è il documento ufficiale che sarebbe dovuto essere nelle cartelle (e che avrebbe descritto legalmente i risultati dell'incontro), ma un sommario del cancelliere di cosa è successo. Inoltre, il promemoria non è correttamente firmato o testimoniato ed è scritto sul retro di una pagina in cui c'è altro. (La pratica tipica è di iniziare ogni nuovo documento della Documentazione Ufficiale in una nuova pagina.) Infine, le istruzioni della Congregazione a Bellarmino erano di consegnare l'ingiunzione soltanto se Galileo avesse recalcitrato ad accettare l'avvertimento.

Inoltre, il comportamento successivo di Galileo, scrivere la Lettera all'Arciduca Leopoldo sulle maree e la Lettera a Ingoli, discutere l'idea del Dialogo con l'appena eletto Urbano VIII, mostra che non sapeva nulla dell'ingiunzione. 

Questo ha portato De Santillana ed altri storici a sospettare un falso, lasciato come l'uovo di un cuculo nei registro del Sant'Uffizio per preparare una trappola a Galileo in un qualche momento opportuno futuro. Carta, inchiostro e test calligrafici dicono che è stata scritta nel 1616, ma un falso messo a sostituire un documento mancante pianificato diciassette anni in anticipo sembra un po' troppa premeditazione per una simile compagnia.
"È incredibile che il documento centrale del processo a Galileo, che avrebbe avuto simili enormi conseguenze, sia così pieno di problemi legali, testuali e concettuali. L'accusa nel processo a Galileo era almeno vagamente preoccupata riguardo allo status del memo del Sant'Uffizio." (Blackwell,  2006)
Newall ipotizza:
Molti studiosi di Galileo hanno cercato di spiegare l'esistenza di questi due — apparentemente contraddittori — frammenti di documentazione scritta. Forse le spiegazioni più interessanti sono quelle di Stillman Drake (1999, 1:142-152) e di Guido Morpurgo-Tagliabue (1963: 14-25; sono simili in ogni riguardo), che hanno suggerito che Michele Seghizzi, allora Commissario Generale, fosse presente quando Galileo andò a visitare Bellarmino per ricevere la sua ingiunzione nel 1616. Essendo Domenicano, Seghizzi potrebbe non essersi fidato del fatto che Bellarmino spiegasse l'errore di Galileo in modo abbastanza severo. Secondo Drake, "[a]l momento in cui il cardinale aveva finito la sua ammonizione, il Commissario era pronto. Senza dar tempo a Galileo di rispondere in alcun modo, gli avrebbe rifilato il suo precetto stringente di non tenere, difendere o insegnare il Copernicanesimo in alcun modo, verbalmente o per iscritto, sotto pena di prigione" (ibid: 145). Questo sarebbe stato debitamente registrato da un notaio e sarebbe poi diventato il documento (non firmato) di cui Maculano chiede a Galileo. Seccato dal modo in cui Seghizzi si era comportato, Bellarmino si sarebbe poi incontrato con Galileo in seguito alle sue lamentele per come la gente spettegolava sul suo essere stato zittito. Dicendogli di scordarsi di ciò che gli aveva detto Seghizzi, che aveva oltrepassato i suoi limiti (anche se Fantoli, 1996: 260 è in disaccordo con questo punto), Bellarmino avrebbe scritto un certificato di cosa esattamente aveva da dire a Galileo e lo avrebbe firmato (XIX, 348). Questo sarebbe il secondo documento, che Galileo ha presentato al suo interrogatorio ma di cui nessuno sapeva nulla fino a quel punto. [grassetti aggiunti]

Trial Offer

4 Sett 1632.  L'ambasciatore toscano Niccolini parla con un Papa che “non può esser peggio volto verso il povero nostro S.r Galilei”, e che esplode in “escandescenza” contro il vecchio astronomo. Niccolini cerca di ottenere che a Galileo vengano almeno riferite le accuse contro di lui. Ma Urbano replica violentemente:
“Il S.to Ufizio, dico a V. S. che non fa queste cose et non camina per questa via, nè si danno mai a nessuno queste cose antecedentemente, nè s'usa; oltrechè egli sa benissimo dove consistono le difficultà, se le vuol sapere, perchè n'habbiamo discorso con lui et l'ha sentite tutte da noi medesimi”
-- Lettera di Francesco Niccolini ad Andrea Cioli, 5 Sett. 1632 

Dal momento che il Dialogo è ufficialmente dedicato al Granduca di Toscana da uno dei suoi cortigiani, dice Niccolini, non potrebbe essere saggio usar clemenza e passare sotto silenzio la cosa? Il Papa replica che ha proibito anche opere dedicate a sé stesso e col proprio nome in copertina. 

11 Sett 1632.  Niccolini informa il governo di Firenze sulla censura del 1616. La notizia colpisce i fiorentini come un pesce in faccia. "Lungi dall'essere vittima di nemici privi di scrupoli," Galileo adesso appare come "un uomo che ha agito di nascosto." Il Granduca diviene più cauto. (Non è altro che onesto notare che il Papa tratterà Galileo con clemenza per essere il XVII secolo. Provate ad insultare qualsiasi altro capo di stato del tempo!)
Successivamente, quando il Segretario di Stato Cioli farà notare durante il processo che l'ambasciata non è obbligata a pagare il vitto a Galileo oltre la prima settimana, Niccolini risponderà che verrà incontro alle necessità di Galileo a proprie spese, se servisse. 
25 Sett 1632.  Antonio Barberini scrive all'Inquisitore Fiorentino, dicendo di portare il sedere di Galileo a Roma, muy pronto. Ed ottenete testimonianza e notaio del suo assenso alla convocazione. Capisce? 

2 Ott 1632.  Castelli, che è ancora Mathematicus Papale, scrive a Galileo che sta cercando si evitare "che non si precipitasse in deliberatione". Scrive al Sant'Uffizio che
"se ben toccava a loro il prohibire o non prohibire i fogli scritti dalle mani degli homini, la loro autorità però non si estendeva a fare che la terra si fermasse o si movesse, nè potevano prohibire a Dio et alla natura di rivellarci di tempo in tempo i suoi reconditi secreti con mille e mille modi"  
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Maculano è lui stesso un esperto
matematico ed ingegnere. Qualche anno
dopo gli verrà assegnato il compito
di costruire le fortificazioni di Malta.
Castelli fa anche presenti al Commissario Generale Maculano le considerazioni di Sant'Agostino che se la Terra si muove o meno ciò non ha effetto sulla salvezza delle anime. Dice a Maculano "di non haver scrupolo nessuno a tenere, persuaso dalle ragioni efficacissime et da tante e tante riprove d'esperienze et osservationi, che la terra si mova di quei movimenti che gli sono assegnati dal Copernico; e di tutto questo più volte ho havuto a trattare con theologi pii e intelligentissimi, i quali non mi hanno mosso scrupolo nessuno: e però, stante tutte queste cose, io non vedevo ragione nessuna, per la quale si dovessero prohibire i Dialogi". Maculano gli risponde "che quanto a lui era del medesimo parere, che questa questione non si dovesse terminare con l'autorità delle Sacre Lettere". Castelli riesce anche a far sì che due membri della Congregazione, i cardinali Scaglia e Bentivoglio, leggano il Dialogo mentre glielo spiega, e riferisce che entrambi diventano molto meglio disposti verso Galileo. 

13 Ott 1632.  Galileo chiede un cambio di sede con Firenze, citando la sua mala salute e dichiarando di aver 70 anni invece di 68. Le Autorità replicano chiedendogli in pratica di presentare un certificato medico. L'Inquisizione Fiorentina interviene ed ottiene un rinvio di un mese. Nel frattempo, nonostante Galileo stesso e molti dei suoi amici stiano incolpando i Gesuiti della crisi, pare questi vengano menzionati ben poco nei documenti. In particolare, Orazio Grassi, che era stato gratuitamente svillaneggiato da Galileo "sapeva che la teoria eliocentrica era una delle migliori risposte ai problemi posti dalla nuova astronomia, e che la teoria geocentrica non poteva essere considerata un principio di fede". Scrive: 
"[...] et essendo stato richiesto in Roma l'anno passato che cosa mi paresse del suo libro intorno al moto della Terra, procurai con ogni sforzo mitigare gli animi inaspriti verso di lui e renderli capaci dell'efficacia degli argomenti da lui apportati, tanto che si meravigliarono alcuni come io, stimato da essi offeso dal Sig.r  Galilei e per tanto fossi poco ben affetto, parlassi per lui con tanta premura." (citato da Mario D'Addio, The Galileo Case: Trial, Science, Truth)
Battle of Lutzen
Luetzen e la morte di Gus Adolf

16 Nov 1632.  Battaglia di Lützen.  L'esercito svedese sotto Gustavo II Adolfo più o meno sconfigge l'esercito Imperiale in un KO tecnico. Ma Gustavo viene ucciso e lo schieramento "Protestante" (aiutato e favorito dalla Francia cattolica e dal Papato) perde slancio e va in confusione. Inoltre, è la Guerra dei Trent'anni e ce ne sono ancora 16 in vista. Preparatevi per eserciti scombussolati e privi di scopo che vagano per le campagne in spasmi di violenze e saccheggi. 

Cosa più importante per Galileo, in seguito alla battaglia si scopre l'alleanza del Papa con gli svedesi. L'ambasciatore modenese a Roma scrive alla sua città di Urbano:
"Invece di ricondurlo alla ragione, questi avvenimenti non fanno che infuriarlo. Ha perduto la testa a tal punto che agisce a torto e a traverso."
Le manovre diplomatiche di Urbano sono tutte state invano. Richelieu l'ha suonato come uno xylofono, ha fatto spaccare la coalizione Austro-Spagnola, forzando gli stati italiani ad aderire al suo sistema, e ha lanciato il re di Svezia con cinque bigonce d'oro. Urbano ha bisticciato con l'Imperatore, è stato minacciato e umiliato dalla Spagna -- con cui Galileo sta mercanteggiando per il suo sistema di usare le lune di Giove per determinare la longitudine -- e fermato in Italia dalla Repubblica Veneziana (in cui Galileo continua ad avere un sacco di amici). La comparsa del Dialogo, con quel riferimento sornione di Simplicio, deve essergli sembrato un altro attacco dei suoi nemici. Chiama Riccardi e Ciampoli ai suoi piedi. Il primo mantiene il suo incarico, ma a malapena; mentre Ciampoli viene assegnato come governatore di una cittadina sperduta da qualche parte nello Stato Pontificio e non gli è permesso tornare a Roma.

Ora, su chi altro può rifarsi Urbano?


https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/e3/Campo_Marzio_-_Palazzo_Firenze_cortile_1190751.JPG
Il palazzo fiorentino a Roma.
Galileo alloggiava qua.

13 Feb 1633.  Dopo molti ritardi, difficoltà di viaggio per via dell'epidemia, e i suoi reumatismi cronici (o artriti) Galileo finalmente arriva a Roma, dove alloggia nell'Ambasciata Toscana.

Passano due mesi durante i quali molti degli amici di comodo di Galileo perdono i loro inviti alle feste o improvvisamente non stanno più così comodi. Si dice che Galileo abbia i pidocchi-inquisizione. La Congregazione continua a nutrire dubbi non solo su quanto sia appropriato ragionare su una questione complessa di filosofia naturale usando l'autorità delle Scritture -- qualcosa che non era permesso durante il più illuminato Medioevo -- ma persino in primo luogo sulla giustificazione per il processo.
Una nota sull'Inquisitio:  Il risultato di un inquisitio non è, con buona pace dei miti dei Tardo Moderni, una conclusione scontata. Non è la Gestapo o il KGB dello Stato Secolare Moderno. Non è nemmeno, a stretto giro, una corte di giustizia, bensì un esercizio religioso; il processo è organizzato come un servizio penitenziale. Lo scopo-guida è di salvare le anime offrendo il perdono. Per esempio, nella sua sentenza Galileo i giudici dicono “Dalle quali [censure ecclesiastiche] siamo contenti sii assoluto” se accetta il giudizio. I procedimenti legali sono strumentali ad uno scopo pastorale. Le assoluzioni non sono infrequenti. Anche nei casi capitali, l'Inquisizione Romana ha emanato meno di un'esecuzione l'anno nel periodo 1599-1640. Gli "ergastoli" di solito durano otto anni o meno prima di essere commutati. Che la sentenza a vita di Galileo sia effettivamente durata a vita dà l'idea dell'astio di un amico una volta che ti si rivolge contro. 
Mayer, pagina 8 e seguenti descrive i tipici passaggi di un processo dell'Inquisizione. Il libro di Edward Peters Inquisition è uno studio approfondito della forma legale dalle sue origini (in opposizione all'accusatio) nella Tarda Repubblica alla forma moderna di inchiesta del magistrato, giuria e procuratore speciale [almeno negli USA]. Ancora oggi esiste la distinzione fra accusatio (processo civile) in cui l'accusa è un privato individuo e l'inquisitio (processo penale) in cui  il popolo è rappresentato da un magistrato che indaga e persegue il crimine. 

Il funzionamento quotidiano viene portato avanti da uno staff di chierici, tradizionalmente Domenicani, capeggiati dal Commissario Generale o procuratore capo. La procedura
tipica in un processo è che questo personale esegua gli interrogatori degli accusati e dei testimoni, con una deposizione scritta (non necessariamente parola per parola) che viene letta e firmata dall'interrogato immediatamente dopo la testimonianza. Dopo che tutti gli interrogatori sono completati, lo staff dell'Inquisizione compila una relazione riassuntiva e la manda alla Congregazione. La Congregazione o prende essa stessa la decisione, soggetta all'approvazione del papa, o passa la patata al papa per la sua decisione.
http://i.imgur.com/P3ScLg8.jpg
Tutte le deposizioni avvengono qua.
L'Elefante che tiene l'obelisco è un
luogo popolare per i graffiti politici.

(slide: Shea/Artigas)
12 Apr 1633.  Inizia il processo a Galileo. Per la durata delle deposizioni Galileo viene fatto alloggiare in un appartamento confortevole nel convento domenicano di Santa Maria Sopra Minerva in Piazza Minerva. Quest'ultimo è il luogo abituale per queste udienze e ciò significa che Galileo non ha da fare sù e giù tutti i giorni. 

Padre Carlo Sinceri, Procuratore Fiscale, conduce gli interrogatori veri e propri, sotto la supervisione di Padre Vincenzo Maculano da Firenzuola, O.P., Commissario Generale. Gli interrogatori sono condotti in tre sessioni.

Immaginaria rappresentazione del XIX
secolo della deposizione.
Galileo è ritratto in atteggiamento ribelle,
come si confà ad un mito eroico culturale.

12 Apr 1633.  Il primo Interrogatorio.  A Galileo, come ad ogni testimone, viene prima chiesto di identificarsi, poi se sappia perché è stato convocato. La strategia tipica è di fare i finti tonti e dire "Nada, nessuna idea." Ma Galileo dice che suppone -- per via di quell'ordine di fermare le presse -- che abbia qualcosa a che fare con il suo nuovo libro. Il libro viene identificato e riconosciuto. Quindi arriva una strana domanda.

Dove eravate la notte del...  No, aspettate.  Dove eravate nel 1616? Una piccola nuvoletta con le parole uh-oh appare sopra la testa di Galileo. Dice che gli era stato detto dal cardinal Bellarmino del decreto dell'Indice prossimo alla pubblicazione che diceva che dell'eliocentrismo si poteva "parlar ex suppositione, e non assolutamente". Come dice proprio qui...  Galileo produce una copia della Lettera a Foscarini di Bellarmino, dove Bellarmino (erroneamente!) menziona che Galileo condivide con Copernico una visione strumentalista delle teorie astronomiche. Chiamare Bellarmino in propria difesa è una mossa tosta. Galileo ha fegato.

Maculano non molla e insiste sulla questione. Galileo pensa, WTF? C'è forse qualcos'altro dietro? Galileo quindi produce una copia del memo datogli dal cardinal Bellarmino, aggiungendo che l'originale è in una cassaforte salvavalori a Roma.

*Headdesk. Maculano non sapeva di questa lettera. Galileo ha estratto un coniglio dal cilindro prima ancora che il procuratore potesse tirar fuori l'ingiunzione, la chiave di volta dell'intero processo. Che disdetta. Quando Maculano confronta i due documenti nota immediatamente che non possono essere entrambi resoconti veritieri dello stesso incontro. L'ordine di Bellarmino a Galileo era semplicemente che la dottrina di Copernico "non si possa difendere né tenere", nulla di più. Ma il memo del Sant'Uffizio dice che l'allora Commissario Generale Seghizzi, non Bellarmino, ha impartito un'ingiunzione a Galileo, che dice “di abbandonare detta opinione, né altrimenti, in qualsiasi modo, di tenerla, insegnarla o difenderla, a voce o per iscritto”. Questa formulazione avrebbe negato a Galileo il permesso di trattare il copernicanesimo anche “ex suppositione”, cosa che Bellarmino aveva permesso. E che Urbano gli aveva chiesto di fare scrivendo il libro.


È possibile che Galileo abbia ricevuto una soffiata da WikiLeaks sull'ingiunzione recentemente scoperta che l'aveva messo in doppia libertà vigilata segreta. Tutti questi anni si era tenuto la lettera di Bellarmino nel taschino come assicurazione contro un simile momento. Che questo sia un avvertimento per il Lettore Attento. Chiedete sempre un documento di sintesi ufficiale dopo aver raggiunto un importante accordo orale, non solo con l'Inquisizione, ma con tutte le organizzazioni malevoli come la compagnia telefonica o l'Agenzia delle Entrate.

A questo punto, il procuratore va avanti e legge l'ingiunzione. Galileo scuote la testa. Nulla. Questa non la ricordo. Che dice dei testimoni che essa cita? Mi rammento che qualche domenicano era entrato nella stanza, ma non ricordo se questo è stato prima, durante o dopo l'incontro con Bellarmino. Tutti questi anni Galileo aveva contato sul memo di Bellarmino. 

Maculano passa oltre, all'imprimatur: Galileo aveva chiesto il permesso per scrivere il suo libro? "No”, perché il suo scopo non era di tenere, difendere o insegnare il Copernicanesimo, ma di refutarlo -- un'affermazione sbalorditiva per chiunque abbia letto il Dialogo. Ma dire qualsiasi altra cosa è equivalente ad ammettere la colpevolezza. Stranamente, Maculano non lo inchioda a questa bugia sfacciata pronunciata con la sincerità di un bambino. Allora come oggi, mentire ad un procuratore erano cavoli neri.

Ha chiesto il permesso di pubblicare il libro? Certo. Infatti ha ben due imprimatur. Uno da Padre Riccardi, OP, per Roma; poi, quando l'epidemia ha impedito i traffici fra Toscana e Stato Pontificio, un altro da Padre Egidi, OFM, a Firenze, dove il libro è stato infine stampato.

Un doppio imprimatur!? *Facepalm! Questo mette Maculano in una grossa melma legale. Come può la Chiesa condannare Galileo per aver pubblicato un libro che la Chiesa stessa ha approvato -- due volte? 

Forse Galileo ha ottenuto gli imprimatur fraudolentemente? Galileo aveva informato Riccardi dell'ingiunzione del 1616? Galileo inciampa: invece di tornare a farsi guidare dal memo di Bellarmino, dice “No,” per il curioso motivo che il suo scopo era di refutare il Copernicanesimo! Nessuno ci crede. Ma nessuno nemmeno vuole perseguire il vecchio per spergiuro. I Lettori Perspicaci noteranno che tutto è stato tenuto entro la stretta questione dell'obbedienza all'ingiunzione del 1616, e la validità degli imprimatur. Gli altri particolari del corpus delicti si sono sciolti come la neve al sole.
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Quella notte Maculano non dorme. Il suo caso è finito a pezzi. Lui e Galileo erano entrambi entrati nell'interrogatorio con un documento che pensavano risolvesse la questione in loro favore. Il problema è che i documenti sono in contraddizione! Sia Bellarmino che Seghizzi (il predecessore di Maculano) sono morti, quindi non ci sono testimoni da poter chiamare.

17 Aprile 1633.  Una commissione di tre -- Inchofer, Pasqualigo e Oregius -- viene convocata per giudicare il Dialogo riguardo all'accusa che argomenti a favore del Copernicanesimo contro la pretesa di Galileo di aver cercato di confutarlo (LOL). Consegnano tre relazioni indipendenti che dicono che il libro cerca chiaramente di dimostrare il Copernicanesimo ed Inchofer in particolare, gesuita ed implacabile nemico di Galileo, volge tutto nei termini peggiori possibili. Dal sunto del suo rapporto che ne fa De Santillana: "L'autore sostiene di aver discusso un'ipotesi matematica, ma le conferisce realtà fisica, ciò che i matematici non fanno mai". Ma ricordate, mathematicus era usato per matematici, astronomi ed astrologhi indifferentemente. Ancora non tutti erano convinti che l'astronomia fosse una scienza fisica piuttosto che una branca specializzata della matematica. 
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21 Aprile 1633.  La Congregazione approva il giudizio contro il libro di Galileo da parte della Commissione Speciale. 

22 Apr 1633.  Maculano scrive al cardinale Francesco Barberini, suggerendo una risoluzione rapida del processo a Galileo, sia per la decisione della Congregazione sul libro sia per la salute in fase di peggioramento dell'imputato.

28 Apr 1633.  Decidono di chiudere il caso con un patteggiamento. Per farlo, hanno bisogno dell'approvazione degli altri cardinali del Sant'Uffizio. Maculano li incontra ed esamina le “varie difficoltà quanto al modo di proseguire la causa et incaminarla a speditione”. Il Commissario Generale, ansioso di risparmiare a Galileo e alla Chiesa ulteriori spiacevolezze, li convince a provarci. Galileo si dichiarerà colpevole di qualche colpa minore non ben specificata nell'aver scritto il Dialogo in cambio di una sentenza più leggera. Maculano, Barberini (ed altri che stanno avendo ripensamenti e pensano che la faccenda si sia spinta abbastanza in là) emettono un sospiro di sollievo.

Maculano discute la cosa con Galileo per via extragiudiziale e scrive successivamente:
"[...] gli feci toccar con mano l'errore suo, sì che chiaramente conobbe di haver errato et nel suo libro di aver ecceduto; il che tutto espresse con parole di molto sentimento, come se si trovasse consolatissimo della cognitione dell'error suo, e si dispose a confessarlo giuditialmente"
Galileo chiede un poco di tempo per pensare a come fare sembrare la confessione credibile.  Maculano conclude:
"S. Santità et l'E.V. spero resteranno soddisfatti che in questo modo si ponga la causa in termine che senza difficoltà si possi spedire. Il Tribunale sarà nella sua reputatione, co'l reo si potrà usare benignità, e in ognimmodo che si spedisca, conoscerà la gratia che li sarà fatta, con tutte le altre conseguenze di sodisfatione che in ciò si desiderano."
Era un buon piano. Avrebbe dovuto funzionare.

30 Aprile 1633.  Il Secondo Interrogatorio.  Galileo confessa che, avendo riletto il suo libro dopo tre anni, realizza di aver reso alcuni degli argomenti copernicani -- la rotazione delle macchie solari e il moto oscillante delle maree -- troppo forti, quando in realtà non erano affatto prove.* “È stato dunque l'error mio, e lo confesso, di una vana ambizione e di pura ignoranza et inavertenza”.
(*) non erano affatto prove.  Da un punto di vista scientifico, non lo erano! Le maree sono dovute all'attrazione lunare e la rotazione delle macchie solari era stata descritta da Scheiner attraverso il modello Ticonico! È questa la grande ironia del processo. I giuristi ecclesiastici avevano più ragione (per i motivi sbagliati) dello scienziato.
Andandosene dall'incontro, Galileo ne spara una alla Tenente Colombo, tirando fuori che pensa di poter aggiungere una o due altre giornate al Dialogo per confutare la visione Copernicana con più efficacia. Il Sant'Uffizio, vedendo la luce alla fine del tunnel, non ci fa caso e tutti pretendono di credere all'improvvisa “confessione”.

Il procuratore (che Castelli ci informa è in realtà d'accordo con Galileo e pensa che l'intero processo sia mal concepito) è soddisfatto che l'intera faccenda sia ormai una questione chiusa. 

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Villa Medici
Residenza di Galileo durante il processo
e poi i suoi arresti domiciliari.
Con una decisione rara, Galileo non viene confinato, ma gli è permesso di vivere sotto voto di silenzio* alla Villa Medici, la residenza dell'ambasciatore toscano a Roma accanto a Villa Borghese.
(*) voto di silenzio.  Poiché i procedimenti sono di un rito penitenziale, nessuno, accusa o accusato, può cianciare di cosa sta succedendo. 
10 Maggio 1633.  Il Terzo Interrogatorio è tradizionalmente riservato alla difesa. Galileo presenta l'originale della lettera di Bellarmino ed una breve difesa scritta delle sue azioni: ovvero, aveva contato sulla lettera di Bellarmino, non sapeva della più pesante ingiunzione, e si era spinto troppo in là cercando di dimostrare di essere arguto. È pronto a fare ammenda. Si morde la lingua e dice che gli dispiace. 

Brace yourselves, Summary is coming.  

I membri dello staff preparano il Rapporto Riassuntivo, un documento interno che Galileo non vedrà mai. È privo di data e di firma -- un'irregolarità. Mentre alcune parti sono un resoconto accurato delle tre deposizioni e di altri documenti nel fascicolo, altre parti sono incredibilmente tendenziose, ingannevoli e calunniose.
"Alcuni dei fattori più importanti dei documenti del processo vengono semplicemente omessi, mentre altre parti sono falsificazioni deliberate. Nessun giurista onesto avrebbe scritto questo rapporto riassuntivo."  (Blackwell, 2006)  
WTF? Questo riassunto "falso e fuoriviante" va anche a riesumare la vecchia denuncia di Lorini con le accuse di Caccini, che l'Uffizio aveva scartato nel 1616. Le frasi più forti della Lettera a Castelli, ufficialmente considerate un falso di Lorini, vengono citate testualmente e l'autore aggiunge disingenuo,
"Per diligenze fatte non si potè haver l'originale di questa lettera."
Bellarmino aveva ottenuto la "vera" copia tramite il cardinal Dini e, essendo membro della Congregazione, l'aveva certo trasmessa. Ma come spiega De Santillana già allora i nemici di Galileo avevano fatto in modo che nella pratica restasse la versione più velenosa scovata da Lorini; pratica qua resuscitata gratuitamente. Le contraddizioni fra il memo dell'ingiunzione e il certificato di Bellarmino vengono bellamente ignorate, e nessuno dei due documenti viene allegato a questo «Summarium» del processo. Non c'è alcun accenno al patteggiamento organizzato così meticolosamente da Barberini e Maculano. L'impressione complessiva che si ricava dal Summarium è che Galileo si sia trastullato con l'eresia per molti anni. Questo di fatto riduce in polvere la sua difesa -- e la sua confessione.

Eseguire una simile frode è insidioso, visto che i truffatori si stanno prendendo gioco di un gruppo molto potente. Non solo il Granduca e i suoi compari, ma forse persino il Papa (che voleva gambizzare Galileo, non stenderlo). Non è qualcosa che qualcuno del personale potesse fare. Ufficiali ben più in alto, o persino membri della Congregazione stessa -- o sopra ancora -- sono stati sicuramente coinvolti. Ma non c'è alcun indizio per identificare l'autore (o gli autori), o anche solo per speculare in modo verosimile. De Santillana avanza ipotesi e punta le luci sul capo di Maculano, l'Assessore. Un'altra possibilità sono i Romani in Curia che vogliono insegnare ai Toscani una lezione.

Beata Ignoranza

Galileo canticchia allegramente, pensando che tutto il farsi l'occhiolino e darsi di gomito sia finalmente finito. L'ambasciatore Niccolini, che ha orecchie in tutta Roma, sospetta che stia accadendo qualcosa, e potrebbe aver ricevuto una soffiata, visto che la sentenza in arrivo si rifletterà sull'onore del Granduca.

Tardo Maggio, 1633.  Poche settimane dopo il Summarium viene mandato alla Congregazione per il giudizio. WTF? Francesco Barberini, perlomeno, e verosimilmente anche altri, si aspettavano qualcosa di molto diverso. Questo sembra un tentativo di sabotare un accordo che lui stesso si era speso per organizzare. Allora perché il Summarium non è stato respinto senza esitazioni in quanto ingannevole?  Barberini -- noto anche come Cardinal Nepote -- era potente e si suppone abbia spiegato la situazione. Ma ci devono essere stati altri nella Congregazione che abbiano appoggiato il falso Summarium. Una trama per sabotare il patteggiamento non sarebbe potuta iniziare, figuriamoci aver successo, senza alcuni Pezzi Grossi nella Congregazione. Gessi, Verospi e il presidente Ginetti -- tutti Romani e colmi di pregiudizio anti-Toscano -- sono candidati verosimili. Contro di loro, Galileo ha sostenitori -- Francesco Barberini, Zacchia, Bentivoglio. Finisce che la patata bollente viene passata al Grande Capo. Un tipo che è fuori dai gangheri per la situazione internazionale, vede complotti spagnoli ovunque ed è decisamente incavolato per esser stato sfottuto da un amico. 

16 Giugno 1633.  Dopo due posticipi, nonostante pressioni dalle fazioni pro e contro Galileo, Papa Urbano VIII accetta il Summarium (ma curiosamente non lo firma). Dagli indizi rimasti De Santillana afferma che è evidente "che vi sieno state animosità implacabili fra i giudici" ma il velo di silenzio significa che non sapremo mai esattamente cosa sia successo. Blackwell scrive:
Era forse [Urbano] motivato da altri fattori (per esempio, era un vecchio amico, ammiratore e pure promotore di Galileo dieci-quindici anni prima, ma era diventato furioso con lui una volta saputo a fine 1632 del controverso memo del Sant'Uffizio e della sua apparente ingiunzione a Galileo)? Quanto era offeso il papa del fatto che le sue posizioni sulla questione venissero espresse dall'ottuso Simplicio nel Dialogo? O davvero non è riuscito a dedicargli adeguata attenzione, essendo distratto da, e sospetto verso, gli eventi politici e militari che avvenivano riguardandolo lungo la Guerra dei Trent'anni?
Quasi certamente non sapremo mai le risposte a queste domande. I documenti semplicemente non ci sono. Parte di ciò che accade in un'organizzazione costruita su un'autorità altamente centralizzata, che spesso opera in riservatezza, è che chi risiede in cima ad essa viene troppo facilmente separato dalla luce della verità (nel senso duplice che potrebbe non conoscere i fattori rilevanti nel prendere le sue decisioni e che chi è fuori dal suo cerchio ristretto potrebbe non conoscere le vere ragioni per le sue azioni). Questo viene spesso visto come un vantaggio da coloro che pensano di star proteggendo quella persona e l'istituzione, ma può anche danneggiarne la credibilità
Inoltre una cosa che i Tardo Moderni trovano difficile da comprendere è che la vicenda di Galileo non sembrava di importanza fondamentale a chi era coinvolto, tolti Galileo e pochi altri. Quando Niccolini si era incontrato con Urbano, avevano discusso di Galileo finché il Papa non si era arrabbiato, dopodiché erano passati ad altre faccende.


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Villa Medici
Arresti domiciliari di Galileo,
prima fermata.
22 Giugno 1633.  Galileo viene dichiarato colpevole di aver disobbedito alle prescrizioni del 1616 (che siano l'ingiunzione di Seghizzi o l'ammonizione di Bellarmino) per l'eccellente ragione che l'ha fatto. Ha poi mentito pretendendo che il Dialogo volesse appoggiare il modello Tolemaico. Suvvia, ti aspettavi che qualcuno ci credesse? Le pene:
  • Il Dialogo sarà posto sull'Indice e proibito
  • Galileo viene condannato al “carcere formale” a discrezione del Sant'Uffizio
  • Galileo deve recitare sette salmi penitenziali ogni settimana per tre anni. (Questo sarà commutato alla figlia, una suora.)
Il testo vero e proprio della sentenza, come mostra De Santillana (cap. XVIII), è un capolavoro di contorsionismo legale protomoderno con il giudice-estensore che cerca di infilare sotto al tappeto le varie contraddizioni. Di fatto, Galileo è stato processato su una base e poi condannato su un'altra. Questo risultato non riuscirà ad evitare il ridicolo quando parti imparziali lo esamineranno.

Castelli, esiliato da Roma per la durata del processo, è preoccupato che il suo vecchio professore abbia spergiurato finché non legge la formula dell'abiura. Un italiano rinascimentale è capace di passare attraverso un oceano di riserve, doppi sensi e dita incrociate senza batter ciglio. Portare avanti le azioni e formalità adeguate è qualcosa che sa fare anche da addormentato. Lo scopo era l'umiliazione sociale -- anche se in effetti è proprio questo che fa tanto male a Galileo. 

Condannato agli arresti domiciliari per il crimine di essere più sicuro di quanto i dati permettessero. Per fortuna oggi nulla del genere può più accadere. Ah, aspetta un attimo.

Eresia?

Viene spesso sottolineato il fatto che la sentenza riporta l'immobilità del Sole come "formalmente eretica". Di per sé, questo evidenzia l'abitudine a fare sottili distinzioni per cui gli edotti erano famosi -- e famigerati. La sentenza cita infatti il responso dei Qualificatori nel 1616:
Che il Sole sia centro del mondo e imobile di moto locale, è proposizione assurda e falsa in filosofìa; e formalmente eretica, per essere espressamente contraria alla Sacra Scrittura;
Il Lettore Arguto noterà che gli estensori presumono che la materia sia contraria alle Scritture perché assurda e falsa in filosofia (ovvero 'scientificamente impossibile'). Ovvero, l'impossibilità di un'interpretazione alternativa è la ragione per cui quei passi vanno capiti in senso letterale. Se non fosse stato impossibile per il Sole star fermo, allora sarebbero ovviamente stati possibili altri modi per interpretare le parole. Le persone cresciute nell'approccio Scientifico-Fondamentalista al letteralismo talvolta rimangono perplesse.

Ma ricordiamoci che a differenza di quanto dice il mito l'eliocentrismo non è mai stato definito dottrina eretica dalla Chiesa! Un gruppo di qualificatori, per quanto qualificati, non può dichiarare un'eresia, e nel decreto dell'Indice il Copernicanesimo era stato definito meramente falso e contrario alle Scritture.
Pur di trovare un modo per prendere a schiaffi Galileo, gli estensori della sentenza sono andati a ripescare una perizia interna priva di qualsiasi valore legale: hanno creato un mostro di Frankenstein col certificato di Bellarmino e col problematico falso precetto, ora lanciando un affondo con quest'ultimo ora ripiegando incongruamente sulle accuse meno gravi e dirette. Di fronte a simili manovre disperate, De Santillana non può che osservare che "questo testo rimane una bizzarria nell'assurdo".

In ogni caso, resta possibile parlare dell'eliocentrismo, purché si specifichi che è un'ipotesi, e come chiarito da Bellarmino una volta trovate le prove la Chiesa reinterpreterà i passi. Se solo queste si lasciassero trovare!

Il Tribunale

Gasparo Borgia..........non firma
Fra Felice d'Ascoli
Guido Bentivoglio
Fra Desiderio Scaglia
Fra Antonio Barberini
Laudivio Zacchia........non firma
Berlingero Gessi
Fabricio Verospi
Francesco Barberini....non firma
Martio Ginetti
*In grassetto i Romani, noti anti-Toscani. In corsivo i cardinali che sappiamo in buoni rapporti con Galileo. Tre non firmano la sentenza. Forse dovevano lavarsi i capelli quel giorno. Borgia è della fazione spagnola e non è incline a fare alcun favore ad Urbano; al Cardinal Nepote potrebbe essere andato di traverso che il suo bel patteggiamento sia stato improvvisamente deragliato da quell'assurdo Summarium. Zacchia era del campo di Galileo. Idem Bentivoglio e (forse) zio Barberini. Ma bisogna tirare dritto ed andare tutti d'accordo.

Galileo non ha mai saputo di tutte le trame dietro le quinte. Tutti hanno giurato il silenzio. Dal suo punto di vista è stato manipolato e tradito e da allora non nutrirà altro che disprezzo per i suoi giudici. Maculano e Francesco Barberini almeno non sembra che se lo meritino.

OTOH, Urbano non lascerà mai guarire il suo amour propre ferito e si porterà la voglia di rivalsa nella tomba. Pensa ancora che il vecchio Galileo gli abbia nascosto deliberatamente l'ingiunzione, l'abbia ridicolizzato per scritto e abbia pubblicato il libro nel momento più imbarazzante da un punto di vista diplomatico. Ma il Papa avrebbe potuto dichiarare l'eliocentrismo un'eresia dichiarandolo ex cathedra, e non lo fa. Non era "a caccia" del Copernicanesimo. Era a caccia di Galileo. Ma promette a Niccolini che farà sì che la punizione vera e propria venga ridotta al minimo. A quei tempi il modo di fare era quello: rigoroso e severo nella forma, più rilassato nella pratica.

Il problema è che Galileo è superbo, permaloso, arrogante e completamente pieno di sé; mentre Urbano è...  beh, uguale identico. Lo scontro di due ego titanici.

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Il palazzo Piccolomini
Arresti domiciliari di Galileo, seconda fermata
30 Giugno 1633.  Passata la sentenza e l'abiura, Barberini riesce a far spostare la pena di Galileo da un monastero al palazzo dell'Arcivescovo di Siena, Ascanio II Piccolomini. Nella sua famiglia ci sono stati due Papi (Pio II e III), uno dei quali (II) è il solo Papa ad aver scritto un racconto erotico. Il fratello maggiore del vescovo Ottavio ha servito sotto Holk nella Battaglia di Lützen -- tre cavalli morti sotto di lui, sette proiettili che lo hanno graffiato o colpito -- eppure era nella carica che ha ucciso il Re di Svezia. Il mondo è piccolo.

6 July 1633.  Galileo "si scuote la polvere di Roma" dai suoi piedi. L'Arcivescovo Piccolomini è un altro dei tanti amici e sostenitori di Galileo nella gerarchia della Chiesa. È anche egli stesso un matematico. Pare sia stato anche allievo di Galileo. (E uno dei suoi avi un giorno avrà un cratere lunare a suo nome.) Mentre è a Siena, si crea un'atmosfera da salotto e Galileo inizia a lavorare al suo nuovo libro con l'aiuto entusiasta del vescovo. Questo libro, Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze, è considerato da molti il vero motivo di vanto di Galileo per la Fisica. Il Papa aveva mantenuto la parola almeno sulla clemenza della pena. (Rowland, 2003)

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La villa di Galileo vicino Firenze
Arresti domiciliari di Galileo, terza fermata
Dic 1633.  Galileo ritorna finalmente ad Arcetri, nella villa che ha chiamato Il Gioiello. È il luogo che ha sempre odiato abbandonare, in cui i reumatismi lo tenevano spesso chiuso, e ora la sua punizione è... non lasciarlo. A parte che per l'umiliazione e per la burocrazia del dover chiedere il permesso per uscirne per questa o quella ragione, è grossomodo dove voleva stare. È libero di ricevere familiari e amici, ma in nessuna circostanza deve organizzare feste o conferenze. Non può andare in città a Firenze, ma può visitare la figlia nel convento accanto. Sharrett (1994) nota che le richieste vengono sempre respinte la prima volta e accordate la seconda o terza. Giusto per ricordare chi è che comanda. 

Il Lettore Paziente, essendo arrivato fin qui, realizza che non c'è stata particolare ostilità verso la Scienza!™ nel processo. In effetti, gli Aristotelici credevano di difendere la scienza dalle conclusioni irragionevoli ricavate da matematica astronomica che non aveva basi nella fisica nota, ed erano infatti falsificate dall'evidenza empirica; e i teologi pensavano di appoggiarsi ad interpretazioni consolidate in accordo con la scienza ufficiale.

Certamente, nessuno al tempo pensava che la vicenda fosse altro che una vendetta personale. Così la vedevano Peiresc, Mersenne, Gassendi, Cartesio ed altri -- incluso Galileo.

Reazion-ari

Infatti, la reazione del tempo è "WTF?  Di che eresia state parlando?" 

6 Sett. 1633.  In una lettera a Gassendi, il grande erudito Nicolas de Peiresc riporta un commento fatto da Padre Athanasius Kircher SJ, che quell'anno è succeduto a Keplero come Matematico Imperiale:
"[Padre Kircher] non poté trattenersi dall'ammettere […] che Padre Malapertius e Padre Clavius stesso non disapprovavano realmente l'opinione di Copernico; infatti, non ne erano lontani loro stessi, anche se erano stati spinti ed gli era stato ordinato di scrivere in favore della comune dottrina di Aristotele, e che Padre Scheiner stesso lo faceva solo per ordine ed obbedienza.
1634.  Cartesio a Mersenne: "Dato che non vedo confermare questa censura né da un Concilio né dal Papa, ma arriva soltanto da un comitato di cardinali, può ancora accadere alla teoria Copernicana ciò che è successo agli antipodi." 

25 Luglio 1634.  Padre Grienberger commenta che "Se il Galileo si avesse saputo mantenere l'affetto dei Padri di questo Collegio, viverebbe glorioso al mondo e non sarebbe stato nulla delle sue disgrazie, e arebbe potuto scrivere ad arbitrio suo d'ogni materia, dico anco di moti di terra". Per Galileo è la prova che tutta la vicenda non è altro che una vendetta dei gesuiti.

21 Feb 1635.  Galileo scrive:
"la qual mia religiosissima e santissima mente, quanto più limpida apparirebbe quando fussero esposte in palese le calunnie, le fraudi, gli strattagemmi e gl'inganni, che 18 anni fa furono usati in Roma per abbarbagliar la vista ai superiori! [...] per sua grazia ha letti i miei scritti, e può in essi ben haver compreso qual sia stato il vero e real motor primo, che sotto simulata maschera di religione mi ha mosso guerra e che continuamente mi va assediando e trincerando in maniera tutti i passi, che nè di fuora mi possano venir soccorsi, nè io posso più sortire a mie difese".
Lettera: Galileo a Peiresc

1642.  Gassendi: In assenza di ratificazione Papale, la negazione della teoria Copernicana non è articolo di fede.

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Gus Hippo
Sant'Agostino ha da tempo affermato che qualsiasi passaggio della Scrittura non chiaramente figurativo va letto letteralmente. Solo quando una verità scientifica dimostrata è in conflitto con un passo allora lo si deve leggere diversamente. Galileo stesso lo ha affermato, [nella sua Lettera alla Granduchessa] dividendo le proposizioni in "dimostrate veracemente" e quelle "semplicemente insegnate". Per le seconde, "se vi sarà cosa contraria alle Sacre Lettere, si deve stimare che sia indubitatamente falsa".

La tragedia allora è che Galileo non può veramente dimostrare l'eliocentrismo -- ma pensa di averlo fatto.


Ma TOF! (vi sento lamentarvi) questa doveva essere la storia di come i modelli eliocentrici hanno spodestato i geocentrici, e il Dialogo di Galileo non lo ha fatto. Tutti i modelli hanno sostenitori e detrattori sia nella Chiesa che fra gli astronomi. L'intera scampagnata del processo era una distrazione e in secondo piano nel progresso della Scienza Che Avanza! Dicci, O TOF, come accadde che il Sole si fermò di colpo e la Terra iniziò a muoversi!

TOF è felice che glielo abbiate chiesto. In arrivo: l'ultimo capitolo (urrà) Da Plausibile a Provata.


Bibliografia

  1. Blackwell, Richard J.  Behind the Scenes at Galileo's Trial.  University of Notre Dame Press, 2006
  2. Christie, Thony (2013) Galileo not admitting he was wrong
  3. D'Addio, Mario. The Galileo Case: Trial, Science, Truth.  Gracewing Publishing, 2004.
  4. De Santillana, Giorgio. The Crime of Galileo. Chicago: University of Chicago Press, 1955.
  5. Fahie, J. J.  Galileo, his life and work ( London Murray, 1903) 
  6. The Galilean Library.  Non-Intellectual Contexts.  
  7. The Galileo Project.  Chronology.  
  8. Lindberg, David C. and Ronald L. Numbers (eds.).  God and Nature: Historical Essays on the Encounter Between Christianity and Science.  University of California Press, 1986 
  9. Linder, Douglas.  The Trial of Galileo.
  10. Mayer, Thomas F.  (ed.) The Trial of Galileo, 1612-1633.  University of Toronto Press, 2012  Also found here.  (a reader of basic documents in the case; a textbook for law)
  11. Peters, Edward. Inquisition University of California Press, 1989
  12. Rowland, Wade. Galileo's Mistake. New York: Arcade Publishing, 2003.
  13. Sharratt, Michael. (1994)  Galileo: Decisive Innovator
  14. Shea, William R. and Mariano Artigas. Galileo in Rome. Oxford: Oxford University Press, 2003.
  15. Shea, William R. and Mariano Artigas.  The Galileo Affair.  A short summary of #14, with slides.
  16. Wedgwood, C.V. (1938, 1995) The Thirty Years War. (Book of the Month Club reprint)

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